Il concepimento di Tristram gonzo, Allibratore

 Volume primo

Capitolo primo

Quel simpatico alcolizzato di mio padre o quella favolosa sparaballe di mia madre, o meglio ambedue, in quanto presenti, avrebbero dovuto stare bene attenti a quello che facevano quando mi generarono. Avrei desiderato che avessero considerato meglio le travolgenti conseguenze di quello che stavano combinando.

Dopotutto, Cristo, non solo stavano per dar quel poco di germe vitale a loro disposizione ad un essere ragionevole, almeno per le rare volte in cui non strafatto di etere, ma che la sua sana e robusta costituzione, la vitalità dello spirito e, ultimo ma non meno importante, la capacità di reggere una cassa di tequila dipendevano dalla disposizione e dall’umore prevalente in quell’esatto istante.

Se avessero valutato e tenuto in debita considerazione tutto questo, e agito di conseguenza, mi ci gioco quei pochi neuroni non bruciati dall’LSD che sarei diventato un gonzo ben diverso da quello che possa apparire a voi, miei cari lettori.

E nonostante molti di voi si piscino addosso nel leggere queste mie parole, non è cosa di poco conto.

 

Anche il più ingenuo di voi, educato fin dal primo giallo rigurgito alla scuola delle Vergini Sorelle del Santo Manganello, conosce quei diavoletti degli spermatozoi. Sì, quei simpatici esserini scodinzolanti che, come truppe d’assalto ricolme di benzedrina, si lanciano verso il loro mirabile obiettivo, portando con sé tutto ciò che un padre può donare al figlio, a parte una villa con piscina a Malibu o qualche zuccone di debiti con la mafia cinese.

Ebbene, lo giuro sulla testa del mio fornitore di mescalina, è certo che il novanta per cento dell’intelligenza o stupidità dell’uomo, i suoi successi o insuccessi in questo mondo e perfino la capacità di capire quale sia il momento migliore per un all-in dipendono dagli sbattimenti e dal gas che quei piccoli diavoletti hanno in corpo, dalla posizione e dalla disposizione in cui li si insuffla. Perché una volta mollato il freno, per il verso giusto o meno – facciamo che ci capiamo – hey oh let’s go! essi partono a rotta di collo come anfetaminici partecipanti ad un rodeo clandestino.

E a furia di far su e giù per lo stesso viale, in poco tempo diventano i più affezionati clienti del posto, in cui possono entrare tranquillamente urlando il solito! e rimanere fino alla chiusura; nemmeno il più nerboruto dei buttafuori riuscirà a staccarli dal loro umido bancone.

Pezzo di idiota!, disse quel tipino tutto pepe di mia madre proprio sul più bello, hai dimenticato di metterti il preservativo! 

Cazzo!, fece mio padre, sbottando ma mantenendo un contegno da overdose di Wild Turkey, Ti sembra ci possa essere momento più sbagliato per interrompere un uomo con accuse così sciocche?

<<Ma cosa stava dicendo tuo padre?>>

<<Niente>>

Capitolo due

<<Ma allora la domanda di tua madre non era messa lì a cazzo>>

<<Egregio rompiballe, lascia che ti comunichi che almeno il momento fu inopportuno; è come se qualcuno ti questionasse sul colore delle scarpe nell’esatto istante in cui la palla da bowling sta per lasciare le tue tre dita. È chiaro che i tuoi piccoli girini escono con quell’effetto ubriaco che li fa rotolare nella canaletta invece che andare dritti al centro, sparando i birilli in tutte le direzioni.

E che cosa vuoi che ne esca da una fecondazione così poco mirata? Stiamo parlando del fottuto corredo genetico, quello che ci marchia per tutta la vita! Perdente o vincente, il nostro embrione è determinato da quei pochi attimi, e quindi anche noi e il nostro destino.

L’embrione, caro mio, per quanto possa sembrar ridicolo al fatuo pensiero di molti senza Dio, agli occhi illuminati dei santi uomini che ci guidano si presenta come un essere tutelato dal diritto.

 

I più sottili pensatori, che hanno le menti più aperte di tutti quelli che si credono moderni e invece sono solo dipendenti dalla cocaina, ci dimostrano senza tema di smentite che l’embrione è creatura di Dio, generato secondo le stesse leggi, dotato delle stesse facoltà di tutti noi. Non sarà ancora in grado di riconoscere il cavallo vincente guardando come si sottrae docile alle cure del suo fantino anoressico, ma come noi è fatto di cellule, ribosomi e tutte quelle cretinate che ci formano, in tutto simile in elementi e energia vitale al nostro amato Presidente. Magari con meno voglia di ficcarlo ovunque, ma tale e quale.

L’embrione può essere danneggiato o beneficato; può ottenere la giusta riparazione dei torti subiti, in una parola, è persona giuridica. Qualunque cosa voglia dire, ‘sta cazzo di persona giuridica. Ha tutti i diritti umani, quelle cose per cui Bono, Sting e tutte quelle decrepite rockstar sul viale del tramonto ci distruggono i coglioni invece di ritirarsi a spendere i loro lauti guadagni in badanti ventenni dalle grosse tette. O forse in aggiunta, mah.

 

Ora, egregio fracassamarroni, quali sarebbero le conseguenze se questo embrione, generato con poca attenzione, subisse una qualche disgrazia? O se solo per il sentirsi poco accudito, cosa naturale in un così piccolo essere, si lasciasse andare in una depressione che ne fiaccasse le energie, riducendole a quelle di un pugile che, per rientrare nella categoria minore, si fosse sfiancato di lassativi? E se in questo stato di flebile energia avesse passato non dieci round da tre minuti ma ben nove mesi, preda di deprimenti pensieri e tetre fantasie nel buio della sua acquea dimora? È roba forte, milioni di volte più forte dell’infuso di stramonio concentrato che vi potreste ingurgitare per dimenticare la vostra amata fuggita con il croupier, lasciandovi preda di mille deliziosi deliri.

Deliri che nessun medico o stregone, psichiatra o esorcista saprebbe mai guarire.

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